Diagnosi patologica su esame citologico: attendibilità, praticabilità e tempistiche

Diagnosi patologica su esame citologico: attendibilità, praticabilità e tempistiche

CONTESTO:

L’attività diagnostica dell’anatomo patologo in campo oncologico definisce la natura della lesione, identifica fattori prognostici e predittivi di risposta terapeutica, utilizzando tecniche di immuno-fenotipizzazione e molecolari e fornisce elementi fondamentali e indispensabili per una scelta terapeutica mirata. Negli ultimi anni l’anatomia patologica si è evoluta in “patologia molecolare” con il compito di fornire i dati su alterazioni geniche o su biomarcatori presenti nei tessuti patologici, che possono essere indispensabili per l’accurata impostazione di terapie mirate a bersaglio molecolare.
Per fornire una diagnosi accurata e completa il tessuto in esame deve essere conservato in modo ottimale.
Tuttavia, dal momento in cui il campione è escisso dal paziente sino al momento in cui è adeguatamente valutato dal patologo, sia l’istologia del tessuto che le caratteristiche morfologiche e biologiche delle cellule che lo compongono possono incorrere in processi di degradazione e alterazione, che se non adeguatamente controllati possono limitare o impedire la diagnosi.
Per questo motivo sono state stese da un Gruppo di Lavoro del Consiglio Superiore di Sanità delle Linee Guida che riguardano Tracciabilità, Raccolta, Trasporto, Conservazione e Archiviazione di cellule e tessuti per indagini diagnostiche di Anatomia Patologica.

Fonte: Ministero della Salute


Buongiorno, prof.ssa.
Mio padre, 70 anni, diabetico, pacemaker e 3 bypass risalenti a 21 anni fa, si ammala, quattro anni fa, di melanoma non metastatico, risolto con la sola asportazione, seguita da follow up periodici…
Ultimamente ha accusato un dolore a sinistra del petto.
Alla tac total body di dicembre trovano al polmone, non presente in quella di 2 mesi prima, una massa di 4.2 cm con altri nodulini microscopici, quindi una neoplasia cresciuta molto velocemente.
Procedono con ago aspirato …e il referto è CD56+, PANCK -, CK7-, CAM5. 2-, P40-, TTF1-, CD20-, CROMOGRANINA-, SINAPTOFISINA-, ATTIVITA’ PROLIFERATIVA KI67; 30% reperti limitati a materiale scarso, che orientano in prima istanza per carcinoma neuroendocrino scarsamente differenziato, quindi non operabile.
La crescita veloce e l’attività proliferativa molto alta ci davano poche speranze…
Il papà è stato sottoposto a due cicli di chemio. Adesso è in ospedale, in attesa della terza chemio, ma è stato verificato quanto segue:
– la massa tumorale è ridotta ma di poco
– non ci sono metastasi….
Poiché il referto dell’ago aspirato non era proprio sicuro, ora i medici pensano  potrebbe non essere un microcitoma, visto che non ha reagito alla chemio di prima istanza e che, non essendoci metastasi, la neoplasia potrebbe essere di un altro tipo e hanno programmato l’operazione.
Nel frattempo però la chemio ha acutizzato i problemi al cuore, quindi faranno prima una coronarografia per verificare l’esistenza di problemi cardiaci.
La domanda è: è possibile che si siano sbagliati e che, invece di un microcitoma, sia un tumore diverso, che però potevano operare subito?
Io all’inizio insistevo molto su questa ipotesi, ma loro erano convintissimi che fosse un cancro del polmone a piccole cellule.
Un ringraziamento innanzi tutto per il vostro impegno ed il vostro sostegno in questi momenti per noi non troppo felici…
Cordialmente
Simone

Gentilissimo Simone...

la valutazione anatomo-patologica su campioni citologici (come in questo caso poiché mi scrive di agoaspirato) può essere particolarmente difficile per la precisa definizione morfologica di una neoplasia, specie quando il materiale è scarso. Infatti, il collega patologo fa una diagnosi orientativa, e non definitiva, di carcinoma neuroendocrino. In questi casi, nell’ottica di un approccio multidisciplinare, tenendo conto anche dei dati clinico-radiologici, si decide se la diagnosi complessiva può essere congrua o se fosse il caso di ripetere il prelievo bioptico in caso di discrepanze. Nel caso in esame si è optato per la prima opzione.
Dal mio punto di vista, solo basandomi su quanto riportato mi è impossibile valutare la diagnosi anatomopatologica. Ciò richiederebbe la visione diretta dei vetrini.
Rimango a sua disposizione per ulteriori chiarimenti.

Cordiali saluti

Fiorella Calabrese, MD

Full Professor of Pathology
University of Padova Medical School
Dept. of Cardiac, Thoracic, Vascular Sciences and Public Health
Pathological Anatomy Section
via A.Gabelli 61, 35121 Padova (Italy)

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