Sono Kerstin e sono libera dal cancro al polmone grazie ai test genetici. Ho 33 anni e vivo in un paesino vicino Vienna. con il mio compagno Christian e i nostri due figli di 6 e 7 anni.
Nessuno può capire cosa vuol dire avere il cancro finché non si scopre di averlo. Pensi sempre che succeda agli altri e non a te. Voglio condividere la mia storia in modo che altri malati di cancro sappiano che c’è speranza per loro: una diagnosi sfavorevole non è la fine di tutto.
A marzo 2017 ho avvertito improvvisamente dolore alla parte destra del petto e Christian, che aveva avuto da poco un’embolia polmonare, ha insistito per portarmi per un controllo in ospedale dove i medici mi hanno fatto le analisi del sangue e una radiografia del torace. Inaspettatamente si è avvicinato al mio letto un oncologo per informarmi che avevano scoperto un tumore di 3 cm al polmone destro. Mi è crollato il mondo addosso, anche perché dopo le prime terribili parole mi è stato detto che avevano trovato anche delle metastasi alla spina dorsale, all’anca destra e in altre parti dei polmoni: era un tumore al IV stadio.
In Austria esistono tre test genetici per biomarcatori generali che vengono eseguiti su pazienti con cancro ai polmoni, ma erano risultati tutti negativi.
Sono andata in altri tre ospedali e tutti ritenevano che la mia unica possibilità fosse iniziare la chemioterapia.
Internet diceva che la speranza di vita per il mio tipo di cancro era di cinque anni, ma il mio medico mi ha incoraggiato dicendo che ero giovane e sana e che ogni persona è diversa e nessuno sa cosa può attendersi.
Sono stata sottoposta a quattro trattamenti intensivi di chemioterapia, che hanno bloccato la crescita dei tumori, riducendone leggermente le dimensioni. Era un buon risultato e altri 10 cicli di chemioterapia più limitati avrebbero stabilizzato ulteriormente il cancro.
In tutto questo sono rimasta positiva, è molto importante essere sinceri, dire “okay, ho il cancro”. Allora si riesce a gestire. Poi ho dovuto capire come convivere con la malattia.
Se la gente smettesse di avere paura del cancro, avrebbe la mentalità necessaria per informarsi di più. È però importante che i medici e gli ospedali conoscano le nuove possibilità di trattamento, anche se può essere difficile per loro trovare il tempo per aggiornarsi con orari di lavoro troppo stressanti. Ecco perché essenziale che le aziende farmaceutiche e le associazioni dei pazienti o le organizzazioni professionali mediche si impegnino ad informare medici e pazienti delle nuove terapie.
A gennaio 2019 il mio medico mi consigliò di riprendere la chemioterapia, perché il cancro aveva ricominciato a crescere e avevo acqua nei polmoni che mi rendeva difficile respirare. Ero incerta, perché la terapia mi aveva fatto stare malissimo. Un nuovo medico, che aveva sostituito il mio in procinto della pensione, ha eseguito una biopsia per prelevare materiale genetico. Tre settimane dopo ho ricevuto una telefonata splendida: avevo una fusione genica TRK per la quale esisteva una terapia.
Improvvisamente mi sono resa conto che avevo un’altra possibilità oltre alla chemioterapia standard.
È stato uno dei giorni più belli della mia vita.
Ho iniziato il trattamento a maggio, una domenica e già il giorno dopo l’acqua nel polmone se n’era andata e respiravo meglio.
Il mercoledì successivo sono andata in bicicletta con i miei figli, per la prima volta dopo tanto tempo.
All’inizio di giugno ho fatto una PET e il cancro era completamente scomparso. Oggi sono finalmente libera dal cancro!
Auguro a tutti di trovare medici o associazioni che informino delle nuove opzioni terapeutiche, perchè sempre più persone abbiano le stesse possibilità che ho avuto io.
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Questa storia è tratta dalla campagna di sensibilizzazione sulla medicina personalizzata (Cracking the Cancer Code) dell’European Cancer Patient Coalition