Buongiorno Dottore. La mia domanda concerne la necessità o meno di PET con fdg in fase di verifica dell’esito dei trattamenti per adenocarcinoma polmonare 4° stadio (metastasi polmonari e al fegato) scoperto lo scorso agosto in mia madre di ottanta anni. Al termine del trattamento di seconda linea con ALIMTA la TAC ha evidenziato incremento in numero e dimensioni di multipli noduli polmonari e lieve incremento della lesione principale. La TAC è stata eseguita al solo torace ed addome ed a seguire NON è stata fatta PET con fdg perchè l’oncologo non l’ha ritenuta necessaria così come egli NON ha ritenuto necessario estendere la TAC anche al cervello. Alle mie richieste di spiegazioni l’oncologo ha risposto in modo non chiaro , sostenendo che la PET TAC è esame di “seconda linea” che mette in evidenza solo lesioni superiori a mm. 8 e che la TAC non è stata estesa anche al cervello perchè mia madre al momento non presenta sintomi che lo richiedono. Il mio dubbio è invece che la PET TAC sia un esame utile ad accertare eventuali lesioni che la TAC non rileva . Affermo questo sulla base di quanto accaduto al termine del trattamento di prima linea (carboplatino+vinorelbina) quando la TAC non aveva evidenziato la lesione al fegato che invece è stata rilevata con la PET TAC con fdg eseguita a distanza di 10 giorni. (la lesione al fegato è stata trattata poi con termoablazione).
Cara Amica...
mi poni una domanda di particolare interesse, cui son lieto di rispondere. Anzi, devo dire, cui son lieto di… tentare di rispondere al meglio. In effetti, a mia conoscenza, e anche sulla base di una breve ricerca bibliografica, fatta poco prima di risponderti per una mia maggiore documentazione, non esiste un consenso generale di esperti sulle questioni che mi poni. In altre parole non ci sono ‘linee guida‘, stilate da importanti società medico-scientifiche internazionali, che ‘raccomandino’ questo o quel test o quella particolare combinazione di test di imaging per una ottimale valutazione della risposta obiettiva al trattamento medico del cancro al polmone non a piccole cellule (CPNPC) metastatico.
Così ogni medico esperto, risponderà in maniera un po’ differente dai suoi colleghi e così farò anch’io, dandoti il mio parere personale, basato, però, su alcuni dati fondamentali riconosciuti da tutti gli oncologi:
- Il ruolo aggiuntivo della PET rispetto alla TAC nel follow-up chemioterapico del CPNPC, è soprattutto dovuto a una sua maggiore sensibilità per le lesioni più attive ed aggressive (quindi ha più che altro valore prognostico), e alla sua capacità di discernere fra lesioni tumorali e non tumorali quando vi siano dubbi interpretativi dei risultati TAC;
- La dimostrazione, in una particolare sede, di una chiara progressione di malattia evita una successiva valutazione approfondita di tutte le altre aree tumorali (al fine di giudicare quale sia stata la risposta obiettiva); al contrario, per parlare di risposta al trattamento, tutte le lesioni tumorali vanno valutate e devono essere in regressione (ovvero va rifatta una completa valutazione dello stato di malattia).
In conclusione, sarei abbastanza d’accordo coi tuoi medici sul fatto che, in questa fase di malattia, la semplice TAC al torace ha permesso di rispondere alla questione più importante: quale sia stata la risposta obiettiva all’ultimo trattamento effettuato. Ed anch’io direi che non serve né una PET (in quanto la progressione è certa per la comparsa di nuovi noduli polmonari e per l’ incremento volumetrico di quelli già presenti, oltre che della stessa lesione primitiva polmonare), né serve -per la stessa ragione- un completamento della re-stadiazione, esteso a tutti gli altri organi ed apparati.
Cordialmente,
Gianfranco Buccheri
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