Immunoterapia oncologica in tutti i casi, solo perché meno tossica della chemio?

Immunoterapia oncologica in tutti i casi, solo perché meno tossica della chemio?

Buonasera,
scrivo per chiedere un consiglio in merito a mio fratello, 68 anni, che purtroppo é stato colpito da cancro al polmone.
Ha fumato poco in gioventù, da qualche settimana ha notato sangue quando tossiva, nessun altro sintomo se non dolore alle gambe, la prima radiografia ha segnalato la presenza di una formazione ovalare di circa 5 cm.

La TAC Torace con e senza MDC eseguita 15 giorni dopo riporta:
nel segmento anteriore del lobo superiore di sinistra presenza di una formazione nodulare solida del diametro di 5.2 cm, non dotata di broncogramma aereo all’interno, …, si associa ad un inspessimento contiguo dell’interstizio polmonare del lobo superiore di sinistra con aspetto a vetro smerigliato.
Adenopatia in corrispondenza del corno ilare superiore di sinistra di 20 mm e della finestra aortopolmonare con diametro di 27 mm, con aspetto necrotico centrale.
In sede subfrenica occasionalmente si rileva area di ipodensità in S6 di natura cistica ed incremento bilaterale delle ghiandole surrenali (20 mm a destra e 26 mm a sinistra) con aspetto disomogeneo soprattutto del surrene di sinistra.

La PET eseguita dopo altri 20 giorni riporta:
presenza di un esteso anomalo iperaccumulo di radiofarmaco che si localizza nel lobo superiore sinistro (SUVmax 25.4).
Accumuli, di pertinenza linfonodale, in sede ilare omolaterale e in finestra aorto-polmonare.
Esteso iperaccumulo in sede surrenali a destra. Anomala iperfissazione in sede surrenalica sinistra.
Focale iperaccumulo a livello del soma di L1.
Limitatamente al potere risolutivo della metodica (5 mm), non si documentano ulteriori anomalie di distribuzione del tracciante nelle restanti regioni corporee esaminate.
(PET eseguita dalla base cranica alle pelvi).

Nel frattempo é stata eseguita broncoscopia e prelievi di cui stiamo aspettando l’esito. Per ora i dottori non ci hanno detto molto, attendono gli esiti citologici, comincerà a breve chemioterapia quando avremo questi risultati. Sono preoccupata anche perché mio fratello ha qualche problema cardiaco e Morbo di Chron.

In tv ho visto un servizio su una nuova metodologia sperimentale che prevede l’uso di anticorpi monoclonali (o immunoterapia), é stata definita come terapia in grado di essere efficace su diverse forme tumorali, e conveniente in termini di effetti collaterali pressochè assenti, in cosa consiste?

In passato ho avuto un’amica in condizioni analoghe e la diffusione é avvenuta partendo dai polmoni, ai surreni, al cervello, e ho il terrore che possa succedere cosí anche a mio fratello: in questi casi non é necessario eseguire anche dei controlli al cervello, perchè mi pare non siano ancora stati effettuati, o é sufficiente comunque la chemioterapia che gli verrà somministrata?

La ringrazio molto, vorrei potere intervenire e in fretta e nel modo più giusto, ho l’impressione che ogni istante sia prezioso.
Grazie per il supporto che fornite, é di grande conforto.
Ginetta

Caro amico...

Gentile signora,
non entrerò nello specifico del caso clinico in questione, perché non è questa la sede per farlo (ed anche perché ALCASE richiede -per i pareri medici privati- uno speciale contributo associativo: si veda a tal proposito la pagina diventa socio), ma posso dirle che -per quanto è dato di capire dalla sua breve relazione- l’approccio diagnostico-terapeutico dei suoi medici appare sostanzialmente corretto, anche se -a mio parere- un inquadramento più accurato dell’estensione della malattia (RMN dei surreni e del cervello, con eventuale biopsia surrenalica in caso di dubbio) potrebbe essere preso in considerazione.

Ma vengo a rispondere alla sua domanda principale:
“Se è vero (come è vero) che la chemioterapia è più tossica dell’immunoterapia oncologica e che quest’ultima potrebbe essere più efficace nel controllare il tumore (almeno nel non microcitoma), perché non iniziare subito l’immunoterapia?…”.
Beh.. la risposta sta, appunto, dietro il condizionale della parola “potrebbe”. Finora non sono stati fatti (da nessuna parte del mondo) studi clinici che abbiano affrontato la questione e risposto positivamente al quesito. Per tale ragione, iniziare subito con una immunoterapia oncologica nel cancro del polmone non è coerente con la deontologia medica (non si può abbandonare un trattamento provato in favore di un’altro non [ancora] provato) ed, ancora di più, con la politica dei vari Servizi Sanitari Nazionali, che bloccano l’introduzione di ogni novità terapeutica non provata soprattutto se molto costosa, come è l’immunoterapia.
In sostanza, attualmente almeno, l’immunoterapia oncologica è stata provata superiore alla chemio solo nel trattamento di seconda linea del cancro al polmone non a piccole cellule e quindi può esser fatta (ed in fondo è abbastanza giusto che sia così) solo dopo un primo trattamento (fallito) con chemioterapia.
Per una sua maggiore informazione sull’immunoterapia oncologica ed sui principali farmaci immunoterapici (su cui noi abbiamo scritto molto in passato), le dò un link a una ricerca che lei stessa può fare e che contiene articoli e pagine molto interessanti sull’argomento.

direttore-medico-firma

Cordialmente,
dott.Gianfranco Buccheri

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