Tratto da:
“UNITY. The newsletter of the Global Lung Cancer Coalition (GLCC). Autumn/Winter 2022″
UN CANCRO METASTATICO TRATTABILE?
Il Dott. Giorgio Lo Iacono, chirurgo toracico dello IEO, delegato per gli affari esteri di ALCASE Italia, fornisce, nella Newsletter della GLCC, una panoramica sui cancri oligometastatici e sulle relative potenziali opzioni terapeutiche.
In foto, riquadro a sinistra: [oligometastatico: agg. Le cellule del tumore originale (primario) viaggiano attraverso il corpo, formando un piccolo numero di nuovi tumori (tumori metastatici) in una o altre parti del corpo.]
Si crede ancora troppo spesso che il cancro metastatico sia sempre “diffuso e incurabile”. Fortunatamente, questo concetto pessimista continua a cambiare, essendo stato messo in discussione in un congresso dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) qualche anno fa.
Il nuovo concetto emerso è stato quello che alcuni tumori metastatici, la cui diffusione è limitata, possono essere curati grazie alla terapia locale, come la radioterapia, oltre a quella sistemica, come la chemioterapia.
Questi tumori a diffusione limitata sono chiamati “oligometastatici” (“oligos” dal greco “pochi”). Il termine è stato coniato in an articolo pubblicato oltre 15 anni fa sul Journal of Clinical Oncology (1995).
Un’idea rivoluzionaria
Oligometastatico significa che, al momento della diagnosi, si riscontra un numero definito di siti metastatici oltre al tumore primario. Possono essere siti diversi, nello stesso organo o in altri organi. Inizialmente questo concetto non era molto gradito, soprattutto, agli oncologi più “rigidi”.
Una diagnosi oligometastatica non è così rara.
Per i quattro tumori più comuni negli Stati Uniti, ci sono circa 90.000 casi oligometastatici di cui ogni anno circa 50.000 sono tumori polmonari.
La diagnosi di oligometastasi è stata utilizzata soprattutto nel cancro del colon, dove la presenza di metastasi epatiche ha aperto alla possibilità di un trattamento chirurgico aggiuntivo. Qui, i pazienti per i quali l’approccio era stato subito chirurgico, con la rimozione delle metastasi, hanno avuto risultati migliori dei pazienti che non avevano subito l’intervento. Questo va contro la precedente idea secondo cui per la malattia metastatica (di qualunque tipo) la terapia è sistemica.
Il vecchio paradigma delle metastasi era che “una volta che il cancro si è espanso, non esiste una cura definitiva” non è più così certo.
Non abbiamo ancora identificato in dettaglio come selezionare pazienti, ma solo l’idea che esiste un tale sottogruppo è veramente rivoluzionaria.
Creazione di una definizione standard
Nei pazienti oligometastatici trattati con radioterapia ablativa e/o chirurgia, numerosi studi clinici randomizzati hanno dimostrato una sopravvivenza libera da progressione (PFS), superiore rispetto a quella di chi riceve il trattamento standard, con un impatto positivo anche sulla sopravvivenza globale.
Una sfida continua in questo settore di ricerca sul cancro è una unanime definizione del paziente oligometastatico.
Le definizioni attuali utilizzano numeri e posizioni diverse del tumore, a seconda degli studi.
In generale, tuttavia, la maggior parte degli studi concorda sul fatto che con cinque o meno siti di malattia si è potenziali candidati ad un approccio oligometastatico. Ciò significa che, oltre alla terapia sistemica, per ciascuna delle lesioni riscontrate è prevista una terapia locale.
Ci sono anche evidenze abbastanza favorevoli per quanto riguarda il cancro del polmone, incluso alcuni dati randomizzati (Lancet Oncol. 2016; 17:1672-1682), che dimostrano come l’approccio oligometastatico può essere vantaggioso in gruppi di pazienti selezionati, rispetto al non trattamento locale delle metastasi.
Dare nuove opzioni ai pazienti
Per il cancro del polmone, i pazienti più spesso identificati sono quelli con metastasi al cervello, ad altre parti dei polmoni e alla ghiandola surrenale. Recentemente, anche le lesioni ossee sembrano adattarsi nella definizione del paziente oligometastatico.
Questo approccio multimodale deve essere attentamente selezionato e non è adatto a tutti. In generale, il migliore approccio è attendere che si verifichi un certo controllo di malattia con la terapia sistemica, prima di iniziare il trattamento delle metastasi con terapie locali.
Come riflesso di questo cambiamento di opinione, le linee guida del Comitato dell’American Joint per il cancro sul NSCLC ora suggeriscono che ai pazienti con una o un piccolo numero di metastasi possono essere offerte modalità di trattamento definitivo con l’obiettivo di diventare liberi da malattia. Ciò offre nuove opzioni ai pazienti, ma richiede ulteriori discussioni nell’ambito del loro team multimodale per definire l’approccio migliore. Chirurgia, radioterapia, crioablazione o radiofrequenza?
Tutte queste sono opzioni per i pazienti. Assistenza multimodale e i team multimodali offrono più scelte e un modo migliore per controllare il cancro nei nostri pazienti. Probabilmente ne trarrà beneficio una piccola percentuale di pazienti, ma in ogni caso ciò può fare un’enorme differenza per loro.